Buongiorno a
tutti, anzi buonasera.
Oggi sono un po’
corporate con la camicia che sono appena tornato dal lavoro ma non volevo
lasciarvi soli in questo momento delicato. Delicato perché ci sono le elezioni,
tra un paio di settimane in Italia e poi tra qualche settimana per il Papa. Ed
allora ho pensato di fare un altro post per il blog.
In Danimarca l’elezione
è et valg, che vuol dire sia elezione che scelta, ed in realtà l’elezione è
proprio quello, una scelta. E qui arriva il genio danese, nel senso che il voto
è en stemme. Attenzione: stemme vuol dire anche voce, e questo lo trovo
straordinario perché ci riporta indietro a quelle che sono le radici della
democrazia, la democrazia greca, dove si riunivano tutti in una piazza e,
urlando, testimoniavano l’approvazione per una proposta formulata nell’agora. E
quindi ci riporta al significato originale della democrazia: il governo di chi
urla più forte o di chi ha più urla.
Delle elezioni
italiane sappiamo ormai tutti, e ci sarebbero anche molte cose che non vorremmo
sapere. Parliamo invece della politica danese. La politica danese è più o meno
bipartitica, ha un sistema proporzionale ad una Camera sola, ed i giornali
dividono i partiti tra il Blocco Rosso (Rød Blok) ed il Blocco Blu (Blå Blok),
che come dicono i colori sono rispettivamente i socialisti/Socialdemocratici ed
i conservatori ed i liberali. Un po’ fuori dagli schemi è il partito del popolo
danese (Dansk Folkparti, DF), che è l’omologo nazionale della Lega nostrana,
che comunque appoggia esternamente i governi di destra.
Partiamo da
quelli che hanno perso le ultime elezioni, il Blå Blok, che si compone
essenzialmente di un partito che si chiama Venstre ed è un partito liberale. La
cosa carina è che il partito sta a destra, ma la parola venstre vuol dire
sinistra. Eppure sta a destra, cosa che io trovo stupenda. Oltre a essere il
partito principale della politica danese, monopolizza quasi tutta l’area centro
destra, che comprende altri partiti minori come Liberal Alliance, i
conservatori e come detto DF.
Se andiamo al
Blocco Rosso, troviamo partendo dal centro i socialdemocratici, partito di
maggioranza di governo, del primo ministro Helle Thorning Smith, quella che
Berlusconi le guardò il culo e con Sarkozy commentò che era bello. Poi troviamo
un altro partito di governo che è un partito dal nome nostalgico, il “Partito
Socialista del Popolo” danese, mi sono anche fatto crescere la barba alla
compagno Fidel in onore loro. Sono un partito di impronta socialista, stanno a
sinistra dei socialdemocratici, che come alleati hanno anche un altro partito
che si chiama Radikale Venstre, che sono un po’ come i nostri radicali:
liberisti in materia economica e socialisti/socialdemocratici in materia di
welfare, si collocano a destra dei socialdemocratici anche se a sinistra e sono
una frattura di sinistra del partito Venstre e stanno davvero a sinistra.
Più a sinistra di
tutti sta un partito che si chiama Unità, la Lista Unità (Enhedslisten). È un
partito di ispirazione rossoverde quindi ecologista, movimentista, quasi come
Sinistra Ecologia e Libertà, non è di governo, appoggia esternamente, e visto
che è molto di sinistra non ha un segretario ma un collegio di portavoce
capitanati da Johanne Schmidt-Nielsen, una della parlamentari più giovani della
Danimarca se non d’Europa che ha solo 26 anni e che si prenota per un futuro
brillante della politica danese. Se fossimo in Italia per 40 non ce la
scrolleremmo di dosso.
Questa era una
brevissima incursione nella politica danese: votate tramite busta se siete
italiani all’estero, votate se siete in Italia. Vi auguro buone elezioni, spero
ci sarà un altro post prima delle elezioni o magari uno dopo per farci due
risate sui risultati.
Mi raccomando
continuate a seguirmi sul blog e su Facebook, che mi arrivano nuovi Like ogni
giorno ed è sempre bello. Se avete idee per nuovi post, come sempre, fatemi
sapere.
Un abbraccio a
tutti,
Francesco