Di ritorno un weekend a Copenhagen, avere rivisto alcuni amici ed avere salutato un amico che se ne va, torna la rubrica sulle notizie danesi...dopo la pausa estiva ed una piccola riorganizzazione del
blog (che assomiglia sempre di più ad una rivoluzione
permanente...), anche i giornali di carta e via etere in Danimarca
hanno ricominciato a viaggiare a pieno regime.
La notizia più
interessante, o almeno distante da quello che siamo abituati a
vedere, è la ledership dei partiti che compongono la maggioranza in Danimarca (il Rød Blok, il blocco rosso) sono tutte donne, di età compresa tra i 28 ed i 45 anni.
Il primo ministro (Helle Thorning-Schimt) e la leader di Radikale Venstre (Margrethe Vestager) hanno sorpassato la quarantina, il
segretario di SF è sulla trentina mentre la portavoce di Enhedslist
(lista di sinistra ecologista senza un segretario ma un comitato di
segreteria coordinato da un portavoce) è intorno ai 28 anni. La più
recente in questo "club delle quattro" è il segretario di SF (Astrid Krag, trent'anni, due
bambini, sposata con un rapper locale), in sostituzione di Villy
Søvndahl, il ministro degli esteri anti-europeista (???) e
dall'inglese...originale e di cui molti volevano la testa.
Premetto che il punto
positivo di questo quartetto non mi pare il fatto che siano tutte
donne: è sicuramente un buon segnale, sebbene più folkloristico che
altro in un paese dalla avanzata parità come la Danimarca.
D'altronde, non sono mai stato un sostenitore delle discriminazioni
positive, perché dovrebbero essere temporanee ma sono, al contrario,
difficili da fermare e tendono a diventare permanenti. Meglio una
donna o un uomo al governo? Meglio uno bravo. Io preferisco una
persona capace di ricoprire un ruolo le cui decisioni avranno un
impatto sulla mia vita. Che sia uomo o donna, sinceramente, non mi
interessa più di tanto.
Piuttosto, ciò che mi
colpisce in positivo è la varietà delle età del quartetto. La
bontà di una classe dirigente si misura proprio, a mio avviso, dalla
capacità di proporre ed accogliere diverse istanze. Ci diciamo
spesso di come i danesi siano chiusi all'esterno, a quanto pare sono
tuttavia molto aperti e mobili all'interno. In Italia ci lamentiamo
che sono sempre i soliti, no?
Proprio l'età, d'altro
canto, è a mio avviso un punto debole. Per esempio, Johanne
Schmidt-Nielsen, la portavoce di Enhedslisten, ha recentemente finito
l'università ed il suo lavoro è stato da sempre la politica
(chapeau, comunque: riuscire a finire gli studi mentre ti fai
eleggere in Parlamento non è da tutti). L'attuale ministro delle
Finanze della Danimarca ha 26 anni. Non voglio dire che è necessario essere laureati per essere in Parlamento (e comunque non vuol dire che si sia intelligenti):
occorre passione, capacità di trasmettere ideali, carisma, credere
nelle proprie idee ed una buona dose di fortuna per essere eletti.
Tuttavia, io preferirei che decisioni importanti venissero affidate a
chi avesse almeno un po' di esperienza lavorativa, conosce la
situazione dei lavoratori che vuole difendere, soprattutto a
sinistra, conosca la difficoltà di far quadrare bilanci e risorse,
abbia provato la responsabilità di sbagliare e ne abbia pagato le
conseguenze.
Rileggo questo post e mi
viene da sorridere. Ma abbiamo visto chi abbiamo in Parlamento in
Italia al giorno d'oggi, tra giovani e non giovani? Mi sto lamentando
che ci siano donne e giovani in politica? O forse non sarà che ne sono
invidioso perchè avrei voluto essere dove sono loro (i giovani)? Forse entrambi.
Il fatto di vedere tanti giovani occupare posizioni di rilievo in
politica mi fa riflettere: io la trovo come la rottura di un tabù
culturale (anzi, due). In Italia diciamo sempre che odiamo i politici
di professione e che uno deve farsi la gavetta. In Danimarca ci
insegnano che, innanzitutto, la politica è un lavoro, ed un lavoro
vero. Sui generis, certo: non hanno nessun fiato del capo sul collo,
ma in fin dei conti il loro capo siamo noi. Tocca a noi allora
assumere responsabilità di esaminare da vicino quello che fanno e di
non votarli. Non c'è nessuno da votare? Beh francamente lo trovo
difficile da credere. Dall'altro lato, la gavetta è come una
discriminazione positiva: rischia di diventare permanente. E di
fatto, in Italia, lo è diventata: la classe dirigente è vecchia
(59 anni di media) rispetto alla Danimarca, e molti giovani emigrano. Sul fatto che
l'esperienza abbia creato dei buoni politici in Italia...beh! Ben
venga allora la Danimarca che si assume il rischio di fare decidere a
dei giovani!
Questa settimana ci sono
state altre notizie interessanti... però me le tengo per un altro
post... :)
Alla prossima puntata.
Buon lunedì a tutti.
Un abbraccio,
Francesco
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