Ciao a Tutti!! Sono appena uscito da fare il mio dovere di cittadino alle elezioni locali di Viborg ed ho pensato di fare un piccolo reportage sulle elezioni in salsa danese.
Innanzitutto non ti chiedono la carta d'identità. Chi può votare riceve il certificato elettorale (che qui si chiama valgkort, cioè carta - kort - dell'elezione -valg), poi si reca in un booth il cui numero è stampato sulla valgkort e poi...? e poi?
Beh l'unica cosa che devi portare a dimostrazione del fatto che sei veramente tu è la data di nascita. Cioè gli scrutatori ti prendono la valgkort, scorrono il registro fino a quando incontrano il tuo nome e, registro in bella vista che chiunque può vedere, ti chiedono la data di nascita.
Quindi la prima grande lezione delle elezioni danesi è: se rubi il certificato elettorale al tuo vicino, cerca di sapere anche la sua data di nascita e potrai votare per lui.
Poi, una volta uscito mi sono reso conto che davanti al seggio c'era un candidato, con tanto di striscione, che distribuiva volantini e faceva propaganda il giorno delle elezioni, davanti al seggio elettorale. Mi è sembrata un po' una cosa da terzo mondo, elettoralmente parlando, dato che almeno il silenzio elettorale...ma (seconda grande lezione delle elezioni danesi) qui non si incazza nessuno e quindi non deve essere un grande issue, dato che probabilmente tutti partono dal punto che le scelte elettorali di ciascuno sono già state maturate.
Ciao a tutti, scusate se questa volta non ci sarà un video ma purtroppo non ho fatto on tempo prima della partenza. Sí, perché è estate e si parte per le vacanze e di questo parleremo in questo post. Estate in danese è sommer. Simile all'inglese, con la O ben aperta, l'estate è la stagione dove tutti sorridono, dove si moltiplicano i gesti di generosità, dove le file vengono fatte con allegria oltre che con la normale disciplina, dove la gente è felice purché non piova, dove coke dicono i buoni danesi "se ci fosse una buona estate qui, perché andare via in vacanza all'estero?". Purtroppo una buona estate in Danimarca non si vede da un po' ma devo ammettere che è splendida quando si apre in tutto il suo splendore: 25-30 gradi durante il giorno, 10-15 gradi durante la notte, chiaro fino a tardi e mai veramente buio. Grigliare nelle lunghe notti estive è uno dei piaceri che vi consiglio di provare. D'altronde, l'influenza del meteo sull'umore danese non è nuovo e trova nella lingua la sua espressione. Infatti, mentre l'inverno ha un nome familiare (vinter, come in inglese winter e pronunciato "vinta" per il vecchio trucco della er che diventa a), primavera ed autunno hanno nomi del tutto particolari e che come detto rivelano quanto sommer sia importante per i danesi. Primavera è forår ed autunno è efterår, cioè: prima (for) dell'anno e dopo (efter) dell'anno. A dire il vero, prima non si scrive for ma før. Il for si USA per tutte quelle azioni o quei concetti che non solo precedono ma anche preparano l'azione o il concetto successivo. Sembra proprio che l'estate almeno in danese coincida con l'anno, o corse con l'unico periodo dell'anno che valga veramente la pena. Per questo la stagione prima è vista con attesa e come preparazione, le ultime piogge d'aprile con i primi soli...e la stagione dopo l'estate invece è guardata con malinconia come la stagione dopo l'estate. Con questo post Lezioni di Danese va in ferie. A proposito, ferie in danese si dice ferie :) voi? Quali piani per sommer? Io parto domani. Vado due mesi in sud America...Brasile, Uruguay, Argentina rino alle nevi della Patagonia fino a dove la strada lo consentirà, poi su risalendo la spina dorsale delle Ande, Cile Bolivia e Perù. Se questo blog va in ferie, se ne apre un altro sul questo viaggio: latinoamericanabackpack.wordpress.com a presto...in America Latina! Baci, Francesco
Oggi sono un po’
corporate con la camicia che sono appena tornato dal lavoro ma non volevo
lasciarvi soli in questo momento delicato. Delicato perché ci sono le elezioni,
tra un paio di settimane in Italia e poi tra qualche settimana per il Papa. Ed
allora ho pensato di fare un altro post per il blog.
Allora, come sono
le elezioni in Danimarca?
In Danimarca l’elezione
è et valg, che vuol dire sia elezione che scelta, ed in realtà l’elezione è
proprio quello, una scelta. E qui arriva il genio danese, nel senso che il voto
è en stemme. Attenzione: stemme vuol dire anche voce, e questo lo trovo
straordinario perché ci riporta indietro a quelle che sono le radici della
democrazia, la democrazia greca, dove si riunivano tutti in una piazza e,
urlando, testimoniavano l’approvazione per una proposta formulata nell’agora. E
quindi ci riporta al significato originale della democrazia: il governo di chi
urla più forte o di chi ha più urla.
Delle elezioni
italiane sappiamo ormai tutti, e ci sarebbero anche molte cose che non vorremmo
sapere. Parliamo invece della politica danese. La politica danese è più o meno
bipartitica, ha un sistema proporzionale ad una Camera sola, ed i giornali
dividono i partiti tra il Blocco Rosso (Rød Blok) ed il Blocco Blu (Blå Blok),
che come dicono i colori sono rispettivamente i socialisti/Socialdemocratici ed
i conservatori ed i liberali. Un po’ fuori dagli schemi è il partito del popolo
danese (Dansk Folkparti, DF), che è l’omologo nazionale della Lega nostrana,
che comunque appoggia esternamente i governi di destra.
Partiamo da
quelli che hanno perso le ultime elezioni, il Blå Blok, che si compone
essenzialmente di un partito che si chiama Venstre ed è un partito liberale. La
cosa carina è che il partito sta a destra, ma la parola venstre vuol dire
sinistra. Eppure sta a destra, cosa che io trovo stupenda. Oltre a essere il
partito principale della politica danese, monopolizza quasi tutta l’area centro
destra, che comprende altri partiti minori come Liberal Alliance, i
conservatori e come detto DF.
Se andiamo al
Blocco Rosso, troviamo partendo dal centro i socialdemocratici, partito di
maggioranza di governo, del primo ministro Helle Thorning Smith, quella che
Berlusconi le guardò il culo e con Sarkozy commentò che era bello. Poi troviamo
un altro partito di governo che è un partito dal nome nostalgico, il “Partito
Socialista del Popolo” danese, mi sono anche fatto crescere la barba alla
compagno Fidel in onore loro. Sono un partito di impronta socialista, stanno a
sinistra dei socialdemocratici, che come alleati hanno anche un altro partito
che si chiama Radikale Venstre, che sono un po’ come i nostri radicali:
liberisti in materia economica e socialisti/socialdemocratici in materia di
welfare, si collocano a destra dei socialdemocratici anche se a sinistra e sono
una frattura di sinistra del partito Venstre e stanno davvero a sinistra.
Più a sinistra di
tutti sta un partito che si chiama Unità, la Lista Unità (Enhedslisten). È un
partito di ispirazione rossoverde quindi ecologista, movimentista, quasi come
Sinistra Ecologia e Libertà, non è di governo, appoggia esternamente, e visto
che è molto di sinistra non ha un segretario ma un collegio di portavoce
capitanati da Johanne Schmidt-Nielsen, una della parlamentari più giovani della
Danimarca se non d’Europa che ha solo 26 anni e che si prenota per un futuro
brillante della politica danese. Se fossimo in Italia per 40 non ce la
scrolleremmo di dosso.
Questa era una
brevissima incursione nella politica danese: votate tramite busta se siete
italiani all’estero, votate se siete in Italia. Vi auguro buone elezioni, spero
ci sarà un altro post prima delle elezioni o magari uno dopo per farci due
risate sui risultati.
Mi raccomando
continuate a seguirmi sul blog e su Facebook, che mi arrivano nuovi Like ogni
giorno ed è sempre bello. Se avete idee per nuovi post, come sempre, fatemi
sapere.
visto che in Italia siamo in campagna elettorale,
almeno io cercherò di mantenere le promesse di tenere il video sotto i due
minuti e per riuscirci ho scelto di parlare oggi di una parola brevissima e
molto usata: enig. Proprio cosí, si scrive enig ma si pronuncia eni, la g è
muta. At være enig vuol dire essere d'accordo, ma non si
usa come diceva Vanna Marchi, “D'accordoooo?”. Anche se la parola è semplice,
dobbiamo fare un po' d'attenzione a come e quando si usa.
Innanzitutto, come si usa: con significato positivo
si dice semplicemente “enig” alla fine di un discorso o di un concetto espresso
dal nostro interlocutore. Si può dire anche “Jeg er enig”, ma enig è
sufficiente.
Se invece il significato è negativo, dobbiamo fare
un piccolo sforzo in più e dire “jeg er uenig”, cioè io sono in disaccordo. La
g finale è sempre muta ma è importante fare sentire la u iniziale che, come
sappiamo, cambia il significato delle parole da positivo a negativo. (Per
esempio, vi ricordate che gli articoli possono essere determinati – bestemt o
indeterminati – ubestemt?). Se ci pensiamo in italiano, può sembrare un po’
forte; tuttavia, il danese è pieno di espressioni un po’ tranchantes. Per
esempio, è normale dire che non abbiamo capito quello che l’altro dice con una
espressione che in italiano suona forte come: “non credo di avere capito quello
che dici” (jeg tror ikke at jeg forstår det der du siger…ok, non è cosí facile
da ripetere in un colpo solo J).
Poi, quando si usa “enig”. Come abbiamo visto
sopra, si può usare con significato affermativo o negativo, ma non si usa mai nelle
frasi interrogative. Per esempio, se si vuole chiedere all’interlocutore se è d’accordo,
non si dice “Er du enig?” (sei d’accordo?). Si usa piuttosto una espressione
più aperta: “Hvad synes du?” (che ne pensi?). Oppure, se ha gli occhi sbarrati
e sembra che lo abbiamo perso per strada, “er du med?” (letteralmente, “sei con
(me)?”, cioè, “mi segui?”). Qui è il ragionamento inverso a quanto dicevo prima
sulle espressioni tranchantes… alla faccia di chi dice che il danese è noioso: chiedere direttamente se qualcuno è d’accordo…è
proprio troppo diretto. Inoltre, in Danimarca è buona regola chiedere se gli altri sono d'accordo. Ricordiamoci che una società basata sul consenso vuol dire chiedere il parere di tutti (anche se poi nessuno ci impedisce di fare quello che vogliamo lo stesso :) )
Quindi ricapitolando: possiamo essere enig od
uenig, ma non dovremmo chiedere se qualcuno è d’accordo con noi, quanto cosa ne pensa.
E adesso sí, come diceva Vanna Marchi: "D'accordoooo?".
No, non è un
augurio, o per lo meno non solo. La verità è che l’ho detto talmente tante
volte quasi automaticamente che alla fine mi è venuta voglia di scrivere un
post e facri un video.
Quindi per prima
cosa mi sono fatto crescere la barba da Babbo Natale (che qui si chiama
Julemand, ossia l’uomo di Natale), giusto per darmi un tono, anche se ancora mi
manca qualche anno e qualche spavento (e con l’aiuto della cucina danese, qualche
chiletto) per essere credibile.
Comunque, non
siamo qui per parlare di me ma per parlare di Natale e Capodanno.
Come si dice in Danese?
Sì, lo so che sono appena passati ed avrei dovuto svegliarmi prima. Ma non
siamo qui per parlare di me… Comunque, si dice “God Jul og godt nytår”.
In realtà, si
direbbe glædelig Jul. Glædelig vuol dire felice (per chi parla inglese, glad),
ma non volevo farlo più complicato di quello che già è. Inoltre, questa
espressione mi permette di paragonare la pronuncia di god e godt.
Vi ricordate che
in un altro post avevo parlato della d che ha un suono un po’ strano, tipo con
la lingua fuori dai denti? Bravi. Naturalmente, visto che siamo in Danimarca,
niente ha un solo suono (alla faccia di chi dice che è un paese noioso…In particolare,
come potete sentire, in god la d diventa muta e la o ha un suono ottuso (spero
non ci sia nessun linguista all’ascolto…anzi sì che ci sia, così almeno mi
insegna…linguistaaaaaaa). Invece, in godt la d si accoppia alla t e la o
diventa acuta.
Questa differenza
nella pronuncia si applica a tutte le parole dove appare. O seguida da d è
ottusa, o seguita da dt è acuta.
Ma soprattutto: perché
con Jul mettiamo god e con år usiamo godt? Vi ricordate uno dei primi posts,
dove dicevo che il danese non ha il genere e che i sostantivi si dividono in parole
en e parole et? Beh Jul è una parola en (den Jul) mentre år è una parola
et (det år). Gli aggettivi seguono
il ”genere” del sostantivo e mentre i sostantivi en lasciano l’aggettivo
generalmente invariato, i sostantivi et aggiungono generalmente la t alla fine
dell’aggettivo. Quindi…god Jul og godt nytår!
Pensavate che
fosse finita? E invece no! Concludo con una piccola nota sociale. Godt nytår ha
la stessa funzione di tak for sidst. Serve a riallacciare i contatti dopo l’anno
nuovo. Questo vuol dire che possiamo usarlo sempre, senza timore, almeno fino alla
fine di gennaio quando rivediamo per la prima volta persone che conosciamo.
OK adesso siamo
davvero alla fine. Spero di essere riuscito a manterere la promessa elettorale di
stare sotto i due minuti.
Come annunciato
in un altro post, ora c’è anche la pagina Facebook di Lezioni di Danese, dove
posterò sia i posts sia altre notizie succulente. Fatemi sapere cosa ne pensate
come sempre, anche suggerimenti per prossimo posts!